vecchia scommessa

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Sono una statua.

I primi tempi dovevo ripetermelo sempre, a volte mi sfiorava anche le labbra. Ora no, soltanto quando sono nervoso.

C’è vento oggi e sarei curioso di sapere se la stoffa del mio costume si agita o rimane ferma. Come me. Ogni tanto sento addirittura i campanelli della mia maschera tintinnare. Non sono mai riuscito a vedermi ad uno specchio con il mio costume. Spero sia bello, anche se di certo stona un po’ con la meraviglia di questa piazza, le sue fontane e di sera le luci d’ambra. Ho male alla schiena e faccio fatica a rimanere fermo oggi. Per questo mi innervosisco e ho bisogno di ripetermi il tantra. Sono una statua.

Non so quanti soldi ci siano nel sacchetto, credo pochi, si è fermata poca gente. Non so mai quanti soldi ci sono fino a quando non viene sera, quando tolgo la maschera, scendo dalla cassettina di legno e raccolgo il sacchetto sperando risuoni forte alle scosse. È così che mi piace contarli, senza sapere che monete ci siano dentro. Tanto non potrò mai rimproverarmi di non aver lavorato bene, o prendermi la soddisfazione del contrario. Quello che devo fare è sempre lo stesso: stare fermo. E la gente mi dà soldi per questo. Per fare niente, essere una statua, togliere all’umano ciò che lo distingue dall’oggetto. Non mi imbarazza, non mi dispiace, e penso anche che mi viene abbastanza bene. Ho messo molto ad imparare e ancora so di non essere molto bravo. Ma mi riesce facile, questo si. Qualcuno ci si annoia, io no.

La mia maschera mi lascia solo due fori molto piccoli per guardare, ma è proprio questo che mi piace di lei, mi costringe a guardare un punto ristretto, ben preciso, e dovendo rimanere fermo mi ci fisso a lungo. Mi sembra di conoscere questa piazza mattone per mattone, proprio perché sarò stato almeno 5 minuti a fermo fissare ognuno di questi. E per forza di cose l’ho impresso molto bene in testa… E poi mi piace guardare la gente che passa, anche chi non si ferma. Soprattutto chi non si ferma, perché sembra prendermi più di tutti come una statua. Non mi infastidisce l’indifferenza, anzi, è l’unica che soddisfi davvero i miei sforzi di essere marmo. E se così fosse, ci sarebbe ben poco da guardare in me a confronto con le vere statue che si arrampicano tra le fontane di questa piazza.

Un inchino, cambio posizione finalmente. Sono riuscito a malapena a vedere che era un bambino a lasciare la monetina. Ma era timido, credo, è scappato via subito. O forse è la maschera che non mi ha fatto vedere il suo stupirsi del mio movimento. Tra tutta questa frenesia c’è ancora chi si stupisce se mi muovo, chissà perché.

vecchia scommessaultima modifica: 2008-06-02T18:25:00+02:00da ma.el
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