ripensando a domenica 18 maggio

c’è stato tutto.

il risveglio, atteso e incredibile allo stesso tempo, che ha aperto una giornata surreale.

Le battute di Marta dalla barella, il caffè in ospedale, mamma che dimentica il conto, la chiacchera con papà del mio lavoro sul Ruanda interrotta da eventi più importanti di noi.

C’era Nico e la sua tensione silenziosa gli infermieri simpatici e la monaca stronza.

E lo spiffero di quella porta che forse mai scorderò. Lo spiraglio in cui incastonavamo le nostre orecchie per cogliere il minimo rumore, vocìo, lamento incitazione, urlo…

Fino a quel “Eccolooo!” gridato con tutta la voce di una madre,

con tutta la potenza di una vita che nasce.

E lui, Gioele.

il suo primo respiro, la sua prima luce,

il suo primo pianto.

C’era Vincenzo, forte, pieno, saldo davanti a una minuscola creatura più grande di lui.

Travolto e stravolto dall’evento dell’avvento vissuto fino in fondo, fino a sentirsi per la prima volta Padre. Padre oggi e per il resto dei suoi giorni.

C’era un corridoio buio come una grotta con una carrozzina al posto del bue, e una famiglia nuova, fatta sacra dalla stanchezza che li ha immersi tutti e tre. Tre, numero perfetto. Oggi Padre, Madre e Figlio.

Gioele, fatto santo dalle sue manine blu, bello nel suo dormire già sereno, sereno in un abbraccio che cià riconosce; sembrava sorridere al piccolo bacio ricevuto sulla fronte dalle labbra bianche di un uomo alto uno e novanta.

E poi la girandola di telefonate, messaggi, brindisi di convivio, sorrisi e qualche lacrima di gioia.

C’è stato il tempo di rivederli di nuovo prima di correre via.

 

Una partita di calcio mi strappa da lì. Una stupida partita che c’è stata ma che mi fa pensare a come poteva essere.

invece del brusio dei vicoli di una Roma offerta ai turisti, se un triplice fischio fosse soffiato pochi calci prima, ci sarebbe stato il caos assoluto di una folle folla incontrollabile.

C’era solo il brusio, invece, e il pensiero di cosa avrebbe potuto essere.

E lei, lei che ora ha sentito dalle mie parole, mie, ciò che i nostri occhi, nostri,  sapevano a memoria. Lei che ascolta anche le noie dei miei libri forse sa, sicuramente sa perchè è lei, sa che tutta l’adrenalina che ho in corpo deve spargersi in qualche modo. E senza accorgersene tra i passi di una scala di marmo la ritrovo a raccontare più di quanto avrebbe immaginato. Lei. Naturalmente. Come dice lei.

 

C’erano i respiri da trovare trovati per concentrare tutto il cuore in un mondo parallelo, costruito su fantasie rinnovate ogni giorno, fino a quel giorno. L’ultimo, per poter dire -Anche questa è fatta, è andata bene, è stato bello.-

C’erano i respiri studiati fino a farne fede per mettere da parte il suono di quel primo pianto.

E sorrisi, respiri accanto ai miei per allontanare altre vite, forse altri pianti, per diventare corpo di una fantasia. Ancora una sera, l’ultima. Vissuta insieme.

 

E battute, facce, rose incappucciate, borotalco, lacrime, morti che parlano, mezzo milione, aulive, ruoti di patate… fino a un’invisibile sipario fatto colore da un applauso. Anche quella sera. Ancora nuovo. Che ha il tempo di serbare per me anche una piccola inaspettata ovazione. Come se sapesse…

 

C’era un abbraccio ad aspettarmi inseguirmi, cresciuto con lacrime e sorrisi mentre il mio corpo era solo fantasia. Una carezza che è dejà vu di un tempo che tra un invisibile sipario e l’altro sembra aver annullato la sua lontananza. Vissuto. Già vissuto. Che mi ritrovo a guardare come se sfogliassi una fotografia. Ma non sono solo il sorriso di un animo prestato per qualche istante ad un’incantevole fantasia. non sono tutto lì, mi spiace.

 

C’è stato un abbraccio promesso mancato, forse solo rimandato per mancanza di spazio in una giornata così. Ma è bastata una chicca su una mammapaperella a riequilibrare tutto. a sottolineare qualcosa di incancellabile.

 

E poi, salutata l’ombra di lei dietro al portone, sotto la luna,

le lacrime.

Che ancora salgono e scendono per tornare ancora.

se penso che giorno è stato quello.

il primo giorno di Gioele.

 

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ripensando a domenica 18 maggioultima modifica: 2008-05-22T16:40:00+02:00da ma.el
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2 pensieri su “ripensando a domenica 18 maggio

  1. Complimenti!!! che belle sensazioni che sei riuscito a tirar fuori… mi sono così immedesimata che sono quasi commossa anche io per la nascita di Gioele… non esistono miracoli più grandi della vita e dell’amore per essa.
    Fai un salto nel mio blog se ti va!

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